Negli ultimi mesi, in cui lo stop forzato dovuto all’emergenza sanitaria Covid 19 mi ha impedito di svolgere regolarmente le attività extra lavorative di impegno sociale, ho avuto modo di pensare con piacere agli ultimi due eventi a cui ho partecipato all’inizio dell’anno, entrambi riguardanti un argomento che mi sta particolarmente a cuore: la tutela dei diritti umani.
Sono stata invitata in tutte e due le occasioni in qualità di vice Presidente Acos, associazione di volontariato impegnata nel contrasto alla prostituzione schiavizzata: il primo evento faceva parte di un ciclo di incontri Unesco Academy sullo sviluppo di reti territoriali e si è svolto in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani; il secondo era un seminario formativo con tavola rotonda di confronto tra le associazioni impegnate nelle attività di contrasto alla tratta e al grave sfruttamento, di prevenzione alla salute e assistenza alle vittime.
UNESCO Academy – “Laboratorio per studenti universitari sullo sviluppo di reti territoriali”
Il 9 gennaio ho partecipato quindi all’ultimo appuntamento del ciclo di incontri promosso e organizzato dall’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO – Sardegna, dedicato all’educazione ai diritti umani come strategia primaria di diffusione della conoscenza dei diritti fondamentali della persona nella prospettiva di una convivenza di pace.
Coinvolgere i giovani nella sensibilizzazione a questi temi è una delle chiavi di accesso ad un mondo più sensibile e coinvolto al rispetto dei diritti umani; un modo perché questi temi diventino argomento di discussione quotidiano e motivo di cambiamenti fondamentali nella mentalità e nelle politiche mondiali.
Il “debate”
Il mio contributo consisteva nel tutoraggio di uno dei gruppi di studenti universitari, avviando e stimolando la riflessione che li avrebbe guidati nella difesa delle loro tesi durante il confronto con l’altro gruppo nel “debate”. A partire dall’art. 4 della Dichiarazione Universale dei diritti umani “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma” le due squadre dovevano argomentare e sostenere i pro o i contro di questo tema e formulare delle conclusioni.
Il caso: la Corte Europea accoglie il ricorso su un caso di riduzione in schiavitù
Per agevolare la discussione e portarla su un piano più concreto ho proposto al mio gruppo (che doveva sostenere la tesi a favore) una sentenza della Corte Europea per i Diritti Umani pronunciatasi su un caso di riduzione in schiavitù.
Nel caso specifico, L.E. c. Grecia, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto il ricorso di una emigrata nigeriana costretta da un suo connazionale a prostituirsi per due anni dopo essere arrivata in Grecia con le promesse di un lavoro.
La Corte europea non solo ha accertato la violazione della Convenzione europea da parte della Grecia, in relazione all’articolo 4 (proibizione della schiavitù), all’articolo 6 (diritto ad un processo di durata ragionevole) ed all’articolo 13 (diritto ad un ricorso effettivo); ha anche aperto gli occhi su una situazione alquanto sottovalutata: la schiavitù. La Corte europea ha messo in luce infatti come ancora oggi in Europa questo fenomeno esista e sia sviluppato, pur cambiando nome, forma e metodi rispetto ai precedenti storici. Oggi la schiavitù è la tratta di esseri umani ed il mercato della prostituzione è il luogo in cui si consuma.
Il caso ha rappresentato perciò un’ottima occasione per richiamare gli obblighi positivi a cui sono vincolati i Paesi firmatari della Convenzione europea: essi sono obbligati a livello procedurale ad indagare potenziali situazioni di traffico di esseri umani, e ciò a prescindere da una denuncia da parte della vittima: “una volta che la questione è stata portata alla loro attenzione, le autorità devono agire”.
Il pomeriggio si è concluso quindi con l’esposizione delle tesi dei due gruppi, occasione di confronto, condivisione e partecipazione ad un tema fondamentale per lo sviluppo di una società civile come la valorizzazione dei diritti umani.

STRADA FACENDO interventi di lavoro di emersione con persone vittime di tratta e grave sfruttamento
Il secondo appuntamento a cui ho partecipato il 15 gennaio era un seminario formativo rivolto agli operatori di settori durante il quale le associazioni del territorio impegnate nelle attività di contrasto alla tratta e al grave sfruttamento, alla prevenzione, alla salute e assistenza alle vittime hanno avuto modo di confrontarsi sulle difficoltà, i problemi e le azioni da compiere per migliorare la situazione delle vittime di tratta e sfruttamento.
Fare rete tra le associazione per trovare soluzioni alla tratta
Alla tavola rotonda hanno partecipato, oltra ad ACOS rappresentata da me, anche Caritas, ATS Sardegna, e Progetto Elen Joy, tutti i soggetti che in Sardegna si impegnano con progetti e azioni a livello operativo, recandosi, attraverso le unità di strada mobili, nei luoghi della prostituzione per fornire aiuto, ascolto, informazioni e assistenza alle vittime, perché si sentano meno sole e abbiano i mezzi per migliorare la loro condizione.
Durante l’incontro ho illustrato le attività di Acos e le modalità attraverso le quali le svolgiamo; ho parlato degli obiettivi raggiunti, riguardanti la tutela sanitaria ed anche quella legale; ho portato nuove idee sugli interventi che si potrebbero mettere in campo come, per esempio, lavorare maggiormente sulle opportunità di inserimento lavorativo e l’inclusione sociale, strumenti senza i quali una vera libertà dalla schiavitù non è possibile.
Il seminario è risultato un’esperienza di formazione non solo per gli ascoltatori ma anche per noi associazioni che abbiamo messo in moto nuovi circoli virtuosi, fatto rete e rafforzato i rapporti già in essere.
Senza l’apporto e l’unione delle associazioni di volontariato il rischio è quello di lasciare a se stesse situazioni critiche dove non esiste legalità e i diritti, anche i più basilari, vengono crudelmente calpestati, soprattutto in un territorio, come quello di Sassari, dove si sente l’assenza del pubblico settore, soggetto che dovrebbe essere un attore nello scenario ed invece non fa neppure da comparsa.