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Protezione sussidiaria cittadino Kurdistan iracheno per persecuzione politica

Nel caso in esame il richiedente è proviene dal Kurdistan iracheno, ed è un  ex combattente dell’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK) capeggiata da Jalal Talabani  fondatore e segretario generale. Dopo la presa del potere di Masoud Barzani attuale Presidente della provincia autonoma del Kurdistan iracheno e dal 1979 capo del Partito Democratico del Kurdistan (PDK), prendeva la difficile decisione di lasciare il suo paese perché il PDK non gli avrebbe dato tregua ed infatti qualche tempo dopo i suoi genitori venivano uccisi. Nel 2008, al suo arrivo in Italia, presentava istanza di asilo politico, ma gli veniva concessa soltanto la protezione umanitaria. Dopo alterne vicende giudiziarie scontava una pena per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed una volta fuori decideva, a suo completo rischio, di autodenunciarsi alle autorità italiane per aver dichiarato false generalità al suo ingresso. E così presentava nuova istanza di asilo politico con le nuove generalità, incontrando la feroce ostilità delle forze dell’ordine e della Commissione territoriale di Gorizia che ne rigettava domanda. Il Tribunale di Trieste che rigettava il ricorso per carenza probatoria senza neppure effettuare l’audizione.

Una volta giunto in possesso della documentazione in originale attestate la sua appartenenza al PUK riproponeva l’istanza alla Commissione territoriale di Cagliari che la rigettava.

Il Tribunale di Cagliari, ha, invece ritenuto che  nei suoi confronti sussistano fondati motivi di ritenere che se ritornasse nel paese d’origine correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno (art. 2, lett. G).  E ciò secondo riportato dagli osservatori internazionali ed in particolare da quanto riportato dal report di Amnesty International secondo il quale: …”in Iraq sia le truppe governative sia le forze non statali impegnate nei continui combattimenti hanno commesso ripetutamente e impunemente crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani, uccidendo e ferendo migliaia di civili e costringendo milioni di persone a lasciare le loro case, gettandole nella disperazione e nell’indigenza. Le forze belligeranti hanno dimostrato scarsa attenzione, per non dire disprezzo, per la vita dei civili e hanno ignorato l’obbligo sancito dal diritto internazionale che vincola tutte le parti impegnate in un conflitto, sia governative che non statali, a risparmiare la popolazione civile”. Inoltre, “gruppi armati hanno ucciso e ferito civili sull’intero territorio iracheno effettuando attacchi suicidi e facendo esplodere autobombe in maniera indiscriminata o con il deliberato intento di colpire la popolazione civile”.

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